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SI PARTE!!!



Ieri sera abbiamo avuto la conferma per la trasferta in Francia del 4 – 5 settembre, per l’esibizione del nostro gruppo di ballo e di parata medioevale.


Pertanto abbiamo iniziato subito le prove, per rinfrescarci un po’ le idee. Venerdì sera ne faremo ancora… ma direi che nn siamo da buttare via…
Andremo a Fontoy, un piccolo villaggio di 3600 abitanti nella provincia della Mosella, toccato dal resto della Francia, dal Lusserburgo e dalla Germania.


Il programma di viaggio è devastante, ma penso ne valga davvero la pena.


Partiremo sabato mattina alle 4:30 e arriveremo intorno alle 16:00… un vero delirio…


Saremo ospitati in casa degli abitanti del posto e domenica avremo un pranzo medioevale… poi vi racconterò…


Nel pomeriggio, intorno alle 16, sfileremo e ci esibiremo nelle nostre danze.


Il ritorno è previsto per le 3:00 di lunedì mattina… e prevedo un arrivo in ufficio da incubo…


Mi sono un po’ documentata su questo paesino, ho visto delle belle foto (altre ne faremo noi) ed ho scoperto che questo villaggio di ex minatori è oppresso dall’incubo di un disastro ambientale senza precedenti.
Di seguito riporto le notizie che ho raccolto. Sono parecchie righe, ma ritengo che un po’ di tempo si possa perdere per leggere questa notizia… soprattutto perché novembre si sta avvicinando.


Se qualcuno è in possesso di informazioni più attuali, mi può rispondere nei commenti.


 






Il Trentino vuole onorare un debito con la Lorena, ovvero con gli emigranti che negli anni ’70 dell’800 ed ancor più negli anni ’20 del ‘900 e fino agli anni ’60 arrivarono fin qui, assieme a molti altri italiani, dai paesi della valle di Cembra, Grumes in particolare, fuggendo dalla miseria, per lavorare nelle miniere di ferro. Miniere costate centinaia di morti sul lavoro o per silicosi, ma che rappresentarono anche il riscatto sociale di una comunità di emigranti che ora, con i figli e i nipoti dei primi trentini che quasi un secolo e mezzo fa videro nella Francia una “terra promessa”, si sente a tutti gli effetti francese nella cittadinanza ma ancora trentina nelle radici e nel cuore. Miniere che, ormai chiuse da oltre dieci anni, chiedono adesso a questi emigranti di pagare il prezzo più alto: andarsene di nuovo, iniziare un’altra drammatica emigrazione.
È questa la storia di Fontoy, piccolo villaggio di tremila abitanti nel “Pays de trois frontiéres”, nella provincia della Mosella, toccato dal resto della Francia, dal Lussemburgo e dalla Germania, e di altri villaggi di ex minatori, dove le esistenze di alcune migliaia di persone, e tra queste di alcune centinaia di famiglie trentine, sono sospese sul baratro, tenute in ostaggio da un incombente, immane disastro ambientale che rischia di sconvolgere quest’angolo d’Europa. Tutta la regione, infatti, poggia su un estesissimo reticolo di circa 40.000 chilometri di gallerie ed enormi caverne grandi quanto una cattedrale scavate ovunque sotto paesi, campi coltivati, strade e fiumi. Un’immensa “groviera” nei cui interstizi circolano ogni anno 50 milioni di metri cubi d’acqua che, a più di dieci anni dalla fine dell’attività estrattiva, la società mineraria Arbed non intende più pompare all’esterno.
La sospensione definitiva del pompaggio, divenuta troppo costosa per la società mineraria, è programmata – in mancanza di proroghe – per il novembre del prossimo anno. Sarà, quella, la data d’inizio del temuto “ennojage”, l’allagamento, che provocherà il collassamento a catena di zone sempre più vaste di territorio e, con esso, di tutto ciò che vi si trova sopra: strade, abitazioni, interi quartieri. Le zone già dichiarate a rischio – contrassegnate sulle mappe dai colori nero, rosso, arancione, bianco a seconda del grado di pericolo – coprono oggi una superficie di circa 8.600 ettari, ai quali si aggiungono altri 36.000 ettari sotto osservazione.
Molte sono le case che, dichiarate a rischio crollo, sono già state abbattute d’autorità e i loro abitanti, talvolta ancora debitori dopo anni delle banche a cui avevano chiesto il mutuo per l’acquisto, sfrattati a forza e abbandonati in mezzo alla strada. L’alternativa posta dallo Stato francese e dall’Arbed, che dopo aver perduto una prima causa legale hanno opposto ricorso all’azione degli abitanti, ora riuniti in un comitato, è brutale: accettare l’indennizzo previsto, la metà ; di quanto speso per l’acquisto della casa ma senza alcuna rivalutazione, oppure emigrare altrove. Dove? Lontano, perché a Fontoy come negli altri paesi della regione non ci sono terreni sicuri su cui costruire, e quei pochi disponibili sono oggetto di una forte speculazione.
“Brutale” è, del resto, l’aggettivo ormai utilizzato dagli stessi decreti della locale Prefettura, dai tecnici e dalla popolazione per indicare il tipo di affossamento che incombe su decine e decine di abitazioni. Con il terreno che viene a mancare sotto i piedi, crolla anche la tenuta sociale e psicologica degli abitanti, in particolare degli anziani che, dopo aver vissuto le sofferenze degli emigranti non vuole rassegnarsi a subire un nuovo sradicamento. Qualcuno di loro non ce la fatta e si è suicidato. Gli altri – le persone coinvolte sono più di 22.000 – attendono e sperano, consapevoli che gli interessi in gioco contano molto più delle loro stesse esistenze. Sì perché, le miniere che un tempo fornirono l’oro rosso, il ferro, oggi rappresentano, sullo sfondo di una catastrofe ambientale annunciata, un altro enorme business, quello dell’oro blu, dell’acqua.
Quelle migliaia di chilometri di gallerie allagate, infatti, sono il profitto del futuro. Quando saranno allagate, le infinite reti di gallerie che bucano il sottosuolo si trasformeranno infatti in un enorme deposito d’acqua, il più grande d’Europa. Una riserva d’acqua che, una volta depositati i residui della lavorazione del ferro, diventerà in pochi anni una “miniera” d’oro per le multinazionali dell’acqua che hanno già da tempo iniziato a mettere le mani sulle concessioni.
Gli emigrati trentini e i loro discendenti, arrivati alla terza generazione, sembrano avere pochi appoggi. Tra chi pensa a loro vi è l’ amministrazione comunale di Grumes, che con l’intera giunta ha voluto essere presente, il 21 febbraio scorso a Fontoy, a fianco dei propri emigrati in una manifestazione di protesta. E c’è ora anche la Provincia autonoma di Trento, che a questa realtà dell’emigrazione trentina poco o nulla conosciuta vuole riservare grande attenzione.


Dopo la visita, il 20 e 21 maggio scorsi, dell’Assessore all’Emigrazione, Solidarietà Internazionale, Sport e Pari Opportunità alle comunità di emigrati trentini e loro discendenti in Lorena, la Giunta provinciale ha esaminato questa mattina un documento – portato all’attenzione dell’esecutivo dallo stesso Assessore – sulla difficile situazione nella quale si trovano gli emigrati. Il primo passo concreto che sarà compiuto dalla Provincia di Trento sarà l’invio ai diversi gradi amministrativi e di governo francesi – dal Comune di Fontoy, il paese dove sono maggiormente insediati gli emigrati di origine trentina, alle autorità della Mosella, della regione della Lorena e del governo francese – al governo italiano e a Bruxelles di una “raccomandazione” affinché non venga sospesa, il prossimo novembre, l’attività di pompaggio dell’acqua dalle gallerie e si progettino in alternativa interventi di consolidamento. In questo modo non solo si eviterebbe una catastrofe ambientale ma si eviterebbe anche una “nuova, forzosa emigrazione senza prospettive”.















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